Meccanismi biologici, emotivi e relazionali
   

PREFAZIONE

Nel nostro Paese si è acceso in questo periodo un grande dibattito a proposito del senso e del significato che la famiglia debba assumere oggi e per la società del futuro. In un Paese come il nostro, di grande tradizione e cultura cattolica, inevitabilmente il concetto stesso di famiglia risente dell’idea di un’unione indissolubile e sacrale derivata appunto dal Sacramento del matrimonio proposto ai credenti, che su questo sacramento intendono costruire il proprio nucleo familiare.
Quanto dei valori che alimentano questo tipo di unione tra un uomo ed una donna che «lasciano la casa del padre» per essere una cosa sola (valori che richiamano il dovere della fedeltà, della carità e quindi della totale donazione reciproca) rimanga a disposizione delle parti contraenti un contratto civile, sia che esso si chiami matrimonio piuttosto che convivenza, non sta a noi in questa sede discutere.

Piuttosto, il punto di partenza della nostra riflessione, che trae spunto dalla lettura di questo volume, vuole essere la dimensione relazionale sulla quale si costruisce l’identità individuale fin dalla nascita. Non è soltanto una necessità biologica di sopravvivenza, legata all’approvvigionamento di cibo e protezione, ciò che lega il «cucciolo» d’uomo alla mamma e al papà, o in ogni caso a figure privilegiate di riferimento per questi scopi. In realtà, come nel testo viene bene illustrato, la dinamica di questo processo – che per essere completato richiede molti anni, dalla nascita fino alla adolescenza – l’identità e quindi non solo la personalità ma anche l’aspetto fisico di ciascuno di noi, sono fondamentalmente plasmati dalla interazione con le figure parentali, prima, e, successivamente, dalla interazione con coetanei nella scuola attraverso la mediazione della famiglia.

 Come primum movens della continuità biologica legata alla trasmissione di un patrimonio genetico unico, la famiglia è per sua natura il luogo privilegiato della crescita e della maturazione armonica, del passaggio di testimone che di generazione in generazione dà stabilità alla specie umana; ma sappiamo che ci vuole anche ben altro per fare un uomo e una donna.
Naturale, quindi, per ciascuno di noi, anche se il potenziale straordinario di questa entità per la crescita e il progresso della società intera non è sempre ben compreso né ben utilizzato, è l’esigenza di approfondire, come le autrici del volume ci aiutano egregiamente a fare, gli aspetti di buono e cattivo funzionamento della famiglia come «strumento e meccanismo» della salute e della crescita armonica della persona.

Ovviamente è la salute mentale – il benessere psichico che nutre il benessere fisico della persona – all’interno nella famiglia l’oggetto di interesse delle autrici, che così appassionatamente vogliono coinvolgerci nel loro percorso.
Non sempre la necessità di nuove conoscenze in un certo ambito va di pari passo con il fiorire, nello stesso ambito, delle ricerche scientifiche. Mentre per la componente più strettamente legata agli aspetti biologici della questione (ovvero la genetica) sono stati fatti passi enormi negli ultimi vent’anni nel campo dei disturbi psichici, a definirne la natura di malattie ad eziologia appunto genetica, per gli aspetti relazionali la strada da fare è ancora molto, molto lunga.

Ciò che rende più difficile e complicato lo studio di queste tematiche è la dimensione di circolarità delle relazioni interpersonali, e quindi anche di quelle familiari. Stiamo parlando delle difficoltà computazionali, cioè metodologiche, di ogni studio scientifico che voglia tener conto della complessità dei fattori in gioco, che mal si adattano ad un trattamento dei dati di tipo riduzionistico e richiedono invece metodologie di analisi non lineari, simili, tanto per intenderci, a quelle usate oggi per le previsioni meteorologiche (e che hanno così grandemente migliorato l’attendibilità delle previsioni medesime).

Probabilmente siamo alle soglie di un cambiamento radicale di paradigma, simile a quello che ha visto gli scienziati della mente negli anni Ottanta avvicinarsi, dapprima titubanti e poi sempre più confidenti, alla dimensione dell’emotività della mente. Fino ad allora identificate come il baluardo della soggettività insondabile dalla scienza, le emozioni e la ricerca sperimentale in questo ambito ci offrono oggi un patrimonio di conoscenze fino a pochi decenni or sono impensabili per la psicologia e la psichiatria.

 L’augurio ai lettori del volume è che questo cambiamento non li trovi impreparati, e che addirittura nella vita quotidiana, all’interno della propria famiglia, possano essere un poco più consapevoli delle responsabilità e dei meriti che il proprio modo di «esserci» all’interno del nucleo familiare comporta.

Laura Bellodi
Professore Ordinario di Psichiatria
Università Vita - Salute S. Raffaele
Milano